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Immagine del redattoreDesirėe Franco

Una palestra per la mente: l'importanza dell'attività cognitiva nell'anziano!

Ormai è risaputo quanto sia importante svolgere attività fisica, in particolare per i soggetti anziani. Tutti conoscono i benefici diffusi e generalizzati dell'esercizio e la sua utilità per la salute di ossa, muscoli, cuore...

Allo stesso modo, tutti noi siamo ricorsi almeno una volta nella vita ad un fisioterapista a seguito della rottura di un'articolazione o dopo uno strappo o affaticamento muscolare.


Lo stesso però non si può dire per ciò che riguarda l'allenamento e la riabilitazione dell'organo più importante del nostro corpo, il cervello.

A tal proposito, infatti, vi sono ancora molte incertezze, spesso si confondono gli interventi e ciò fa sì che anche chi ne avrebbe più bisogno non sappia a chi rivolgersi e cosa aspettarsi dall'intervento.


Cerchiamo allora di fare un po' di chiarezza.



La Riabilitazione Neuropsicologica è un processo terapeutico rivolto a persone che presentano un deficit cognitivo o comportamentale; ha lo scopo di ottenere il massimo grado di autonomia e migliorare il funzionamento e la qualità della vita del paziente e dei suoi familiari.

Le attività riabilitative, basate sulla plasticità cerebrale, prevedono:

  • esercizi per allenare i processi cognitivi e potenziare le abilità residue;

  • l'insegnamento di metodi di compensazione;

  • la gestione dei sintomi emotivo-motivazionali e comportamentali;

  • la presa in carico della famiglia.


A seconda della tipologia di paziente e del deficit cognitivo in causa si possono avere diversi approcci riabilitativi.


Nei pazienti con eventi acuti (per esempio ictus, trauma cranico...), si parla di Riabilitazione Neuropsicologica nel senso stretto del termine, in cui l'attività si focalizza sullo specifico deficit cognitivo e prevede esercizi che hanno lo scopo di recuperare totalmente o parzialmente le funzioni lese.

Per esempio, in un soggetto che ha subito un trauma cranico a seguito del quale ha sviluppato difficoltà di attenzione vengono predisposti specifici esercizi atti a riabilitare le abilità attentive. Lo scopo ultimo è, ove possibile, riportare l'attenzione del paziente allo stato in cui si trovava prima del traumatismo.

Per continuare nel parallelismo iniziale, è lo stesso principio della fisioterapia che attraverso esercizi specifici tenta di rispondere all'accidente ripristinando quanto più possibile l'efficienza del movimento.


Quando invece si ha a che fare con soggetti anziani è importante allenare e potenziare le abilità residue, per contrastare il loro invecchiamento e, nel caso ci si trovi di fronte ad una condizione patologica, rallentarne il più possibile il declino.


N.B. In questa sede, il termine Stimolazione Cognitiva è utilizzato a scopo informativo per distinguere questi interventi da quelli di Riabilitazione Neuropsicologica; non vanno quindi confusi con la Terapia di Stimolazione Cognitiva di cui si parlerà successivamente.  


Come già accennato, nel caso in cui si tratti di soggetti anziani sani le attività saranno incentrare su tutti (o quasi) i processi cognitivi (memoria, attenzione, velocità mentale...) con lo scopo di esercitarli e renderli il più possibile resistenti all'invecchiamento fisiologico e a potenziali processi patologici.

É lo stesso principio per cui è estremamente importante continuare a fare attività fisica anche da anziani, perchè come i muscoli anche il cervello se non viene allenato perde la sua funzionalità, tanto di più con l'aumentare dell'età per cui sono naturalmente in atto meccanismi di invecchiamento cellulare, non solo a carico del sistema muscolo-scheletrico, ma anche di quello neuronale!


Nel caso invece di pazienti con decadimento cognitivo (per esempio con Alzheimer, demenza vascolare, demenza da Parkinson...) la patologia rende impossibile ripristinare le abilità lese ed è quindi cruciale rallentare il più possibile il loro declino e contemporaneamente potenziare le abilità residue, facilitando la compensazione e tentando di rendere quanto più a lungo possibile il soggetto autonomo nella quodianità.

Nella presa in carico del paziente demente le linee guida nazionali ed internazionali sottolineano l'importanza delle terapie non farmacologiche.


"Qualsiasi strategia o tecnica di intervento che permetta ai pazienti e ai loro familiari di gestire, convivere, superare o ridurre il deficit". (Wilson, 1997)

Fondamentali in questo ambito sono gli interventi psicosociali (PSI) considerati di prima linea per la prevenzione e la gestione dei sintomi del decadimento cognitivo, in particolare di quelli comportamentali. I PSI devono essere rivolti sia al paziente che ai familiari, sono altamente personalizzati e vengono sottoposti a revisione continua.

Ne fanno parte gli interventi basati sull'emozione, sul comportamento e sulla cognitività. In quest'ultimo campo rientrano:

  • il Training Cognitivo: esercizi specifici sulle singole funzioni cognitive (memoria, attenzione, problem solving, linguaggio...) i quali possono essere effettuati singolarmente o in gruppo;

  • attività cognitive di stimolazione come la Reality Orientation Therapy (ROT), giochi sull'uso del denaro, giochi di parole...

  • la Terapia di Stimolazione Cognitiva (CST): trattamento di stimolazione centrato sulla persona e fondato su un protocollo altamente strutturato che prevede 14 sessioni bisettimanali di stimolazione di gruppo e 24 sessioni monosettimanali di mantenimento.


Riassumendo, le attività di stimolazione cognitiva sono consigliate sia per soggetti anziani che intendano prevenire e ritardare il più possibile il declino cognitivo che per pazienti con demenza dalle fase iniziali di malattia (Mild Cognitive Impairment, MCI) alle fasi più severe per rallentare il processo patologico, potenziare le abilità residue, aumentare il più possibile l'autonomia e la funzionalità quotidiana, gestire i sintomi comportamentali ed emotivo-motivazionali (Behavioural and Psychological Symptoms in Dementia, BPSD) con diretta protezione anche dei familiari e del personale assistenziale.


Non nascondiamoci più dietro ad un "è normale, sarà l’età"! Agiamo prima che sia troppo tardi, prevenire il declino è possibile!



BIBLIOGRAFIA


A. Mazzucchi (2012). La riabilitazione neuropsicologica. Premesse teoriche e applicazioni pratiche. Terza edizione. Edra S.p.A.


Gardini, S., Pradelli, S., Faggian, S. & Borella, E. (2015). La terapia di stimolazione cognitiva: un intervento efficace per la persona con demenza. Programma base e di mantenimento della Cognitive Stimulation Therapy (CST). FrancoAngeli


Iannizzi, P., Bergamaschi, S., Mondini, S. & Mapelli, D. (2015). Il training cognitivo per le demenze e le cerebrolesioni acquisite. Guida pratica per la riabilitazione. Raffaello Cortina Editore


Boccardi, M. (2007). La riabilitazione nella demenza grave. Manuale pratico per operatori e caregiver. Le Guide. Erickson


Quaia, L. (2019). Alzheimer e riabilitazione cognitiva. Esercizi, attività e progetto per stimolare la memoria. Carrocci Faber

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